SPIRITUALITÀ

I sette pilastri della Mindfulness

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Sebbene non sia possibile definire in modo preciso il luogo e il tempo della nascita della mindfulness, è verosimile che nasca dal buddhismo che pone al centro della propria pratica meditativa la consapevolezza.  Mindfulness infatti è la traduzione inglese della parola “sati”, che nella lingua liturgica del buddhismo, il pāli, vuol dire – appunto –  “presenza mentale”, dunque “consapevolezza”.

Le pratiche meditative nascono principalmente come tecniche per giungere all’illuminazione, ma il primo ad approcciarsi alla mindfulness in modo clinico è stato il biologo e scrittore statunitense Jon Kabat-Zinn, il quale l’ha definita come il processo di prestare attenzione in modo particolare: intenzionalmente, in maniera non giudicante, allo scorrere dell’esperienza nel presente”.

Secondo Jon Kabat-Zinn la mindfulness può essere coltivata attraverso un approccio che si basi su questi 7 principi:

Non Giudizio

Per praticare il “non-giudizio” bisogna diventare innanzitutto consapevoli del fatto che giudichiamo continuamente e in modo automatico noi stesse e gli altri. Come liberarci di quest’automatismo?  Osservando tutto in modo imparziale, senza cioè “etichettare” cose, persone e atteggiamenti.

Pazienza

La pazienza è l’arte di capire e accettare che le cose accadono quando è il momento. Dobbiamo immaginare una farfalla che sa emergere dalla crisalide secondo i suoi tempi. Forzare il processo non servirebbe a nulla, giusto? Ecco, allo stesso modo dobbiamo essere pazienti verso noi stesse, verso il nostro corpo e la nostra mente.

La mente del principiante

La “beginner’s mind” sta a indicare la capacità di osservare la realtà attorno a noi come se la vedessimo per la prima volta e senza restare intrappolate nelle nostre consuetudini. Si può provare nella vita di tutti i giorni: la prossima volta che incontri qualcuno che ti è familiare chiediti se lo stai osservando per quello che realmente è o se stai osservando il riflesso delle tue opinioni su di lui.

Fiducia

Trust”  è fidarsi del proprio intuito e dei propri sentimenti profondi come guida per le proprie scelte. Significa anche non assumere un atteggiamento di inferiorità rispetto ad altri che riteniamo “migliori di noi”.  Non bisogna aspirare a  diventare come un altro, ma a diventare più pienamente noi stesse.

Non cercare risultati

Questo pilastro nella pratica meditativa si riferisce al fatto di non voler cercare a tutti i costi il risultato immediato (es. medito così mi sentirò più rilassata), ma di concentrarsi solo sull’azione. In sostanza: per avere risultati, non cercare risultati!

Accettazione

Accettarsi non è arrendersi, ma essere capaci di apprezzare noi stesse anche quando non siamo o non siamo ancora come vorremmo essere.  Quindi non è  essere passivi nei confronti della vita, ma  essere amorevoli nei confronti della propria persona: l’amore e il rispetto verso noi stesse non deve mai dipendere dall’ottenimento di un risultato.

Lasciare andare

Lasciare andare pensieri, ricordi, risentimento e rancore. Liberarsi di tutto ciò che ci incatena. Non è sempre facile e può essere davvero molto utile la pratica meditativa o qualunque altra cosa sia finalizzata a una “pulizia interiore” (preghiera, sedute con un professionista, letture, ecc). Non ci si libera  sempre subito, ma, se si persevera, accade… 😉

Ti lascio con una poesia di Jon Kabat-Zinn, che può aiutarti a trovare il senso più profondo della mindfulness.

Hai mai fatto l’esperienza di fermarti del tutto,
di essere così totalmente nel tuo corpo,
di essere così totalmente nella tua vita
che quel che già sapevi e quello che non sai,
e quel ch’è stato e quel che ancora dev’essere,
e le cose come stanno proprio ora
non ti danno neanche un filo d’ansia o disaccordo?
Sarebbe un momento di presenza totale,
al di là della lotta, al di là della mera accettazione,
al di là della voglia di scappare o sistemar le cose o tuffarcisi dentro a testa bassa:
un momento di puro essere, fuori dal tempo,
un momento di pura vista, pura percezione,
un momento nel quale la vita si limita a essere,
e quell’”essere” ti prende, ti afferra con tutti i sensi,
tutti i ricordi, fin dentro i geni,
in ciò che più ami,
e ti dice: benvenuto a casa.

“La consapevolezza riguarda l’essere completamente svegli nelle nostre vite”

Jon Kabat-Zinn

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