Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana… viveva uno dei miei mentori: Yoda (prima o poi il momento “nerd” sarebbe arrivato, era inevitabile). Tuttavia, se non hai mai visto Star Wars, potresti non avere idea di chi sia. Dunque, Yoda è un maestro Jedi, probabilmente il più potente e saggio mai esistito, che ha anche il compito di addestrare i giovani apprendisti Jedi ad entrare in sintonia con la Forza, cioè l’energia universale ed eterna che permea di sé tutti gli esseri viventi (chiarissimo, vero?!).
Non ti preoccupare: non ti voglio raccontare tutta la saga, ma condividere con te alcune personali riflessioni che ho tratto dagli insegnamenti più significativi del maestro. Le sue sono lezioni, che potremmo e dovremmo usare nella nostra vita di tutti i giorni per il nostro benessere, per la nostra felicità e crescita interiore.
Vediamole insieme:
1. “No. Provare no! Fare o non fare. Non c’è provare.”
È senza dubbio la sua frase più iconica, la quintessenza della sua filosofia. Viene pronunciata da Yoda per esortare il suo allievo Luke che, titubante e insicuro, s’appresta ad affrontare un duro compito con un laconico “ci proverò…”.
Luke in effetti ci prova, ma quando sta lì lì per farcela, non riesce. Nel proseguo della scena, quando Yoda dimostra al proprio allievo che quel compito così arduo può di fatto essere portato a termine, Luke commenta affranto: “non posso crederci!” e il maestro lo rimprovera: “ecco perché hai fallito!”.
E certo che sì, ragazze belle, Yoda mica parla a caso… Al contrario: ha la saggezza di chi sa che raggiungere un obiettivo importante richiede determinazione, impegno e una profonda fiducia nelle proprie potenzialità. Un approccio scoraggiato e rinunciatario costituisce di per sé l’anticamera del fallimento perché impedisce alle proprie risorse di catalizzarsi sullo scopo. È come inviare un segnale contraddittorio a noi stesse, sabotando dall’interno ogni possibilità di riuscita.
Lo so che l’abusatissimo “credi in te stesso” sa tanto di frasetta motivazionale vuota e sterile, invece racchiude in sé una verità assoluta: se abbiamo un sogno, un desiderio, un’idea da realizzare per prima cosa dobbiamo credere fermamente di potercela fare. Ci dobbiamo credere profondamente noi, non gli altri. Noi, non i nostri genitori. Noi, non le nostre amiche.
La strada verso il raggiungimento dei propri obiettivi è sempre lastricata di difficoltà e di ostacoli; ci sono momenti di sconforto e imprevisti; c’è poi la gente che prova a buttarci giù, magari perché incompetente, invidiosa o semplicemente perché ha gusti diversi dai nostri. Insomma, quando ci mettiamo in cammino possiamo incontrare tantissime insidie pronte a ostacolare il nostro percorso e se non crediamo nel nostro potenziale e nel valore delle nostre idee, quegli ostacoli e quelle difficoltà diventeranno talmente ingombranti da riempire la nostra mente e da impedirci di vedere il traguardo. Ecco perché credere in noi stesse è uno dei più bei regali che possiamo farci: perché ci consente di superare tutto ciò che si frappone tra noi e la nostra meta, ci dà una marcia in più e alla lunga ci permette di vivere una vita più serena.
Come iniziare a credere in te stessa?
Come per tutte le cose, devi partire da dentro di te. Non aspettare che ti dicano “brava”, “ottima idea”, “continua così!”. Non attendere insomma che la fiducia in te stessa trovi la fonte in un riconoscimento esterno, perché quel riconoscimento potrebbe arrivare come non arrivare o comunque non subito. Si tratta del tuo approccio mentale alle cose: se vuoi smettere di fumare, non serve a niente fumare a giorni alterni, fumare solo la sera o nei weekend. Se davvero vuoi smettere, devi smettere. Punto. Il resto sono solo chiacchiere. Stessa cosa per la tua vita: se vuoi iniziare a credere in te stessa, devi iniziare a farlo. Quindi per prima cosa comincia a riconoscere i tuoi talenti, i tuoi doni, le cose in cui sei brava. Ci sono sicuramente tantissime cose che riesci a fare benissimo. Ok: individuale e scrivile in modo da ricordarle a te stessa. A volte riusciamo a vedere il bello solo negli altri e dimentichiamo di cercarlo in noi. In cosa sei brava? Cosa fai meglio degli altri? Per che cosa ti assumeresti? Cosa ti riesce bene? Di cosa vai particolarmente fiera? Non limitare l’elenco alle tue attitudini professionali, ma concentrati su tutti i tuoi aspetti caratteriali. E impegnati a trovare qualcosa di nuovo ogni giorno. La consapevolezza del proprio valore è la base di ogni conquista. Se non poni in essere la causa, non otterrai l’effetto… (trovi altre domande di auto consapevolezza qui: Conosci te stessa: le 21 domande per la tua crescita).
2. “La paura è la via per il lato oscuro. La paura conduce all’ira, l’ira all’odio; l’odio conduce alla sofferenza.”
Questa frase mi è sempre piaciuta perché sottolinea un aspetto molto importante della paura: la paura non è solo un ostacolo alla realizzazione dei nostri sogni, ma può diventare una porta che ci conduce verso la direzione sbagliata. Se infatti per paura paralizziamo la nostra volontà, in realtà alimentiamo la parte peggiore di noi, il nostro lato oscuro, cioè quello di cui – anche segretamente – non andiamo fiere: ad esempio potremmo essere tendenzialmente invidiose o magari apatiche; troppo aggressive o troppo remissive. Ecco, la paura può andare a nutrire proprio quel lato di noi che, invece, dovremmo combattere. Immagina ad esempio di non iniziare mai a lavorare su quel progetto a cui tanto tieni o di non fare mai quella scelta lavorativa per paura, magari dell’opinione della gente o del fallimento. A lungo andare, e senza che tu ne sia necessariamente consapevole, da quella tua inattività potrebbe derivare una sorta di frustrazione che non farà altro che accentuare proprio quegli aspetti che invece dovresti correggere. Potresti diventare ancor più invidiosa di chi riesce a realizzare i propri obiettivi oppure potresti accumulare talmente tanta rabbia repressa da diventare intrattabile. E così via. In sostanza: quando non siamo soddisfatte della nostra vita peggioriamo anche caratterialmente.
È assolutamente normale avere paura, tutti abbiamo paura di qualcosa, ma quello che conta è accettarlo e agire comunque. Del resto, la parte migliore di noi stesse, il nostro talento, la nostra creatività, le nostre capacità hanno bisogno di coraggio per venir fuori. Ecco perché è così importante superare la nostra comfort zone, quella zona di peluche in cui ci rintaniamo da anni perché ci fa sentire a nostro agio. È necessario perché nel momento stesso in cui varchiamo quel confine e proviamo quella sensazione di disagio, in realtà stiamo facendo un passo fondamentale nella nostra crescita. La verità è che ciò che dovrebbe farci davvero paura è continuare a vivere una vita che non ci appartiene.
Come combattere la paura?
Agendo nonostante… Prendendo cioè quella decisione, nonostante il rischio di sbagliare. Interrompendo quella relazione, nonostante il timore di rimanere l’unica single della tua comitiva. Iniziando a pianificare la realizzazione del tuo progetto, nonostante l’ansia di non esserne all’altezza.
Quindi: qual è il primo passo che dovresti fare per superare la tua paura?
Chiaramente la paura non si vince dall’oggi al domani. Sii paziente, ma non mollare la presa. Accetta quella sensazione negativa come parte normale del tuo processo di vita e va’ avanti. E se una forma di ansia è talmente forte da non consentirti di vivere al meglio la tua vita, allora chiedi aiuto: è una delle scelte più coraggiose che tu possa fare.
3. “L’attaccamento conduce alla gelosia, l’ombra della bramosia essa è.”
Secondo una corrente della filosofia greca, il fine cui deve tendere l’uomo nel suo percorso di perfezionamento interiore è la liberazione dalle passioni. I filosofi identificavano il raggiungimento di questo stato con il termine “atarassia”, definibile come imperturbabilità. Colui che diventa insensibile al richiamo delle istintualità diviene padrone del proprio mondo perché è non più soggetto al dominio delle passioni che spesso accecano il nostro agire. Il maestro sollecita quindi ad esercitare un rigoroso autocontrollo, a mantenere costantemente vigile una sorta di “Super-io”, incaricato di analizzare con algido distacco le pulsioni che si agitano nel nostro cuore, e di eliminare quelle grette con il raziocinio, prima che divengano le fondamenta dei pensieri, delle parole e dell’azione.
Una delle pulsioni che dovremmo imparare a controllare è proprio l’attaccamento. “Pare facile”, dirai… No, infatti non lo è. Tuttavia dovremmo ricordare più spesso a noi stesse che l’attaccamento non è indice di amore, ma di insicurezza. Possiamo infatti amare una persona con tutto il cuore, senza attaccarci ossessivamente a lei e senza voler aver il controllo totale del suo tempo, dei rapporti che ha con gli altri, di ogni suo singolo pensiero e delle sue azioni. L’amore non è possesso. Anzi, la manifestazione più alta dell’amore è lasciare chi amiamo libero di essere ciò che vuole essere. Una sana dose di gelosia ci sta, ma se ci accorgiamo di essere gelose a livelli maniacali o di essere diventate stalker professioniste full time, probabilmente dovremmo rivedere qualcosa nel nostro rapporto. Un’eccessiva gelosia è deleteria per ogni tipo relazione. Nessuno vuole sentirsi schiavo, neanche in coppia. L’amore è prendersi cura l’uno dell’altra, voler costruire insieme, ma non è prigionia. L’amore è smussare alcuni angoli caratteriali per la felicità dell’altro, ma non trasformarsi in un’altra persona.
Come si fa?
“Impara a distaccarti da tutto ciò che temi di perdere” ricorda Yoda all’allievo Anakin… È evidente che Yoda non si riferisce esclusivamente a rapporti sentimentali, ma all’attaccamento nei confronti di chi ci è comunque particolarmente caro. Tuttavia, la sua risposta può essere d’aiuto anche a te che vorresti essere meno possessiva. Come? Forse imparando a “lasciare andare”, nel vero senso della parola. Lascia il tuo partner un po’ più libero di stare con gli amici ad esempio. Lascialo libero di essere se stesso quando siete in comitiva, senza andare a cercare la pagliuzza o l’errore in ogni singolo gesto e in ogni singola parola. Insomma, impara a vivere la relazione con più leggerezza. Perché è così che dovremmo impostare un rapporto sano e sereno… del resto, se il tuo compagno ti ha scelta ed è felice di stare con te non c’è motivo di volerlo tenere in catene. È giusto che lui continui a coltivare le sue passioni e a vedere le persone a cui vuole bene. Stare insieme dovrebbe rendere più bella la vita non peggiorarla. Se poi la tua gelosia deriva da altro, magari da suoi comportamenti oggettivamente sbagliati o scorretti, beh allora è imprescindibile chiarire con determinazione ed onestà intellettuale che non può costruirsi un vero rapporto senza il vicendevole rispetto della altrui dignità.
4. “Guerra non fa nessuno grande.”
Credo che questa citazione dovrebbe essere posta a base della riscrittura dei libri di storia. Ci hanno sempre insegnato ad ammirare i condottieri, i conquistatori, coloro che hanno formato imperi annettendo territori ed accumulando ricchezze. Ma perché non ci insegnano anche a che prezzo sono stati conseguiti tutti quei “trionfi”?! Proviamo dunque a chiamare le cose con il loro nome: l’annessione di un territorio è il risultato del massacro del popolo vinto, delle sadiche torture, della riduzione in schiavitù, del sistematico stupro delle donne, perpetrato spesso come strategia di guerra. Le ricchezze vengono accumulate depredando con la violenza, appropriandosi manu militari di ciò che appartiene ad altri, imponendo tributi di guerra per prosperare sulle spalle degli sconfitti. Fino a quando nei libri verrà definito “grande” un conquistatore, avremo della storia una visione distorta in grado di far sorgere nelle nuove generazioni un pericoloso spirito di emulazione.
“Guerra non fa nessuno grande”, dunque. E non solo nel mondo là fuori, ma, anche nel nostro piccolo mondo. Forse non possiamo far molto per fermare tutte le guerre che ci sono in questo momento, ma una cosa è certa: possiamo fare moltissimo per evitare di intossicare la nostra vita con le piccole guerre familiari. Purtroppo i disaccordi in famiglia sono all’ordine del giorno, tra nuora e suocera, cognati, fratelli, moglie e marito. A volte ci si trova di fronte a situazioni delicate per cui ci sono poche soluzioni, se non la lite, appunto; ma tantissime altre volte si tratta di conflitti nati da sciocchezze, magari da semplici differenze caratteriali, incomprensioni e cavolate che col passare del tempo diventano macigni e intaccano l’equilibrio di interi nuclei familiari. Ecco, in quei casi, se possiamo evitare la “guerra”, allora facciamolo. Ne va della nostra serenità e di quella delle persone che amiamo.
Come si evita la “guerra”?
Quando è possibile, col dialogo. Le parole hanno il potere di ricongiungere, di sanare, di avvicinare. Se ci sono i presupposti, se tutto sommato non è accaduto nulla di così grave e irreparabile, cercare di riportare la serenità in famiglia è un atto di straordinaria maturità e bontà. Il punto è essere onesta con te stessa: a volte è il tuo orgoglio ferito che è in guerra e non tu. Un giorno potresti pentirti di aver fatto cristallizzare quei silenzi, di non aver più chiamato quella persona, di aver allontanato qualcuno o di aver costretto chi ami a farlo. Ora sei ancora in tempo. Chi alza bandiera bianca non ha necessariamente perso, a volte, al contrario, si tratta proprio del vincitore morale…
5. “Illuminati noi siamo. Non questa materia grezza.”
Due tra le grandi domande a cui la scienza non ha dato risposta: come da un ammasso di molecole inanimate è sorta la vita, intesa come presenza sul pianeta di un essere che nasce, cresce, si riproduce e muore? E come l’essere vivo è divenuto consapevole di se stesso? Neanche Yoda, in realtà, fornisce la soluzione, ma implicitamente colloca la sede della coscienza e della consapevolezza dell’uomo su un piano trascendente, che travalica e sopravvive alla morte del corpo fisico, in un corpo che potremmo definire genericamente eterico. In altri termini, la morte è illusione, la vita e l’autoconsapevolezza sono eterne. Io ne sono profondamente convinta: siamo molto di più della somma dei nostri organi. Dentro di noi c’è una luce, una scintilla, un lampo di energia eterno dove risiede la nostra consapevolezza. È dietro l’apparenza del nostro aspetto fisico che si cela la nostra vera essenza. Solo che presi dalla routine, dagli impegni e dalle millemila scadenze quotidiane, lo dimentichiamo.
Come si ritrova il contatto con la propria interiorità?
Con la riflessione. Guardandoti dentro con onestà e con coraggio. Chiedendoti se stai diventando una persona migliore, se stai correggendo i tuoi difetti e se alcuni dei tuoi comportamenti sono eccessivamente condizionati dagli istinti. Troppe volte si pensa che basti pregare o partecipare a riti religiosi per essere migliori, ma l’evoluzione spirituale si realizza soprattutto nelle scelte quotidiane, nella decisione di revisionare la scala delle priorità e di sottoporre le proprie azioni al vaglio critico della ragione, in modo da agire in conformità a ciò che sappiamo essere giusto.